Maria
Montessori

Maria
Montessori nacque il 31 agosto del 1870 a Chiaravalle, un paese in provincia di
Ancona. Quando aveva tre anni, la famiglia si trasferì a Firenze e pochi anni
dopo a Roma sempre per motivi lavorativi del padre. E proprio grazie ai diari
tenuti all’epoca dal padre, abbiamo qualche informazione sulla sua, di
infanzia, di Maria Montessori. Frequentò le scuole elementari senza brillare
particolarmente, anche a causa di diversi problemi di salute che le fecero
perdere molti giorni di lezioni. I genitori le fecero studiare francese e
pianoforte, studi che abbandonò relativamente presto.
Le
cose, scolasticamente, iniziarono ad andare meglio a partire dagli undici anni,
quando mostrò una certa inclinazione per le materie scientifiche. Frequentò la
Regia scuola tecnica, da poco aperta a Roma, e si diplomò con 137/160. Si
iscrisse alla facoltà di Medicina della Sapienza e divenne una delle prime
donne a laurearsi in questo ambito in Italia, nel 1896. Durante il periodo
universitario concentrò i propri studi e le ricerche in pediatria, psichiatria
e igiene, argomenti di cui si sarebbe occupata a lungo anche dopo l’università.
Una
volta laureata, divenne assistente alla clinica psichiatrica universitaria di
Roma e si dedicò ai bambini con problemi psichici. Si rivelò un periodo molto
importante per Montessori, che attraverso convegni e conferenze in giro per
l’Europa ebbe modo di conoscere e approfondire metodi e teorie sul recupero dei
“bambini anormali”, come venivano definiti all’epoca. Portando avanti in
parallelo il proprio impegno per l’emancipazione femminile, nel 1898 presentò a
Torino, nel corso di un congresso pedagogico, i risultati delle proprie
ricerche sui bambini, ottenendo la direzione della scuola magistrale
ortofrenica di Roma.
Nei
primi anni del Novecento aprì nella zona di San Lorenzo la sua prima “Casa dei
Bambini”, in cui applicò un innovativo sistema per la scuola dell’infanzia,
raccontato poi nel libro Il metodo della pedagogia scientifica. Il volume
le diede un notevole successo anche all’estero, suscitando particolare
interesse nel Nord America. Negli anni Venti, intorno a Montessori nacque il
movimento montessoriano, da cui originarono la scuola magistrale Montessori e
l’Opera nazionale Montessori. Nei primi anni il regime fascista incentivò e
promosse l’apertura di nuove “Case dei Bambini”: da un lato Mussolini aveva
l’esigenza di ridurre il forte tasso di analfabetismo in alcune aree d’Italia
e, dall’altro, pensava di poter sfruttare il lustro internazionale di
Montessori a proprio favore.
Negli anni seguenti, soprattutto dopo il delitto
Matteotti e le ulteriori chiusure del regime, i rapporti con Montessori si
deteriorarono: molte scuole furono chiuse e la stessa Maria Montessori fu
sostanzialmente emarginata dal fascismo.
Nel
1933 a Maria Montessori non restò che dimettersi dall’Opera nazionale e l’anno
seguente fu praticamente costretta ad abbandonare l’Italia. Iniziò a viaggiare
molto e, nel corso della Seconda guerra mondiale, fece un lungo viaggio in
India dove continuò a lavorare alle proprie teorie sulla pedagogia, tornando in
Europa solamente nel 1946. L’anno seguente rientrò in Italia e ottenne la
possibilità di rimettere in piedi l’Opera nazionale, che si fece nuovamente
promotrice dei sistemi pedagogici montessoriani. Trasferitasi nei Paesi Bassi,
Maria Montessori morì a Noordwijk il 6 maggio del 1952.
Maria
Montessori viene principalmente ricordata per il metodo di insegnamento che
ideò per i bambini. Il metodo Montessori si basa principalmente su un assunto:
l’allievo deve essere libero di sperimentare per conto proprio, perché
solamente attraverso la libertà si possono favorire la creatività e altre doti
presenti nella natura dei bambini. Attraverso questo processo, il metodo deve
far emergere e far comprendere l’importanza della disciplina, dando agli
allievi le risorse per imparare a regolarsi da soli e a seguire quando
necessario le regole.
Montessori
puntò principalmente sulla pedagogia scientifica, sostenendo che fosse
necessario un nuovo approccio scientifico nel campo dell’educazione. E il
metodo, usato ancora oggi in centinaia di scuole in giro per il mondo, ne è la
dimostrazione: oggetto dell’osservazione scientifica non deve essere
semplicemente il bambino in sé, ma tutte quelle dinamiche che lo portano a
compiere scoperte e che si basano sulla sua spontaneità. Per poter scoprire le
cose, e imparare, il bambino deve inoltre avere un mondo a portata di mano.
Montessori
introdusse il concetto di una scuola a misura di bambino, e non di adulto come
accadeva nei primi del Novecento. Un ambiente più amichevole e meno ostile
divenne l’elemento necessario per mettere a proprio agio i bambini e consentire
loro di interagire con più naturalità, primo passo verso l’apprendimento.
La
“Casa dei Bambini” realizzata nel 1907 era una chiara dimostrazione pratica del
nuovo metodo. Tutto l’arredamento fu progettato per essere proporzionato alle
possibilità e alle esigenze dei bambini. Al suo interno c’erano anche strumenti
e soluzioni didattiche simili a quelle proposte oggi dal doodle di Google,
soluzioni tese ad attivare la creatività e l’apprendimento attraverso il gioco
e la possibilità di sperimentare.
Nel
corso degli anni il metodo Montessori è stato ciclicamente criticato per
l’eccessiva contrapposizione tra il mondo del bambino e quello dell’adulto,
ritenuta in alcuni casi artificiosa. Altri hanno criticato la scelta dei
materiali didattici e della costruzione di una realtà a misura di bambino. È stato
anche osservato che il metodo montessori privilegia l’apprendimento in
autonomia, riducendo le occasioni di interazione con gli altri bambini.
Critiche a parte, il metodo montessori è applicato ancora oggi in molti paesi
del mondo.
(dal web)