domenica 28 giugno 2015

ANGOLO LETTURA

Non volevo fare la prof.

di Mariangela Galatea Vaglio



I poveri presidi della riforma Renzi 

sulla buonascuola

Intanto lo so, non sono Presidi.

Sono Dirigenti Scolastici da un bel po'. Ma per comodità e per abitudine continuiamo a chiamarli così, Presidi.

Quando sono cominciate a filtrare le prime notizie sulla #buonascuola di Renzi, i Presidi si sono trovati loro malgrado nel mirino. La #buonascuola parlava essenzialmente di loro: avrebbero avuto più potere, avrebbero potuto scegliersi gli insegnanti e la squadra di lavoro, e addirittura licenziare o per lo meno allontanare dalla loro scuola gli insegnanti scellerati di cui, nella fantasia popolare, la scuola pubblica pullula.

I giornali li hanno subito ribattezzati "Presidi sceriffo", il Governo ha cercato di farli passare per "Presidi Sindaco", perché in Italia pare che oggi se vuoi far sembrare un "capo" qualsiasi simpatico devi dargli del sindaco di qualcosa. Con la differenza però che il Sindaco è eletto, ed il Preside o Dirigente Scolastico no.

Alcune sigle sindacali dei Dirigenti Scolastici (non tutte, e anche questo andrebbe chiarito: non c'è in Italia un solo "sindacato" dei Dirigenti Scolastici, e spesso quelli che si spacciano per più rappresentativi sono solo quelli che sui media sbraitano di più) hanno fatto girare commenti entusiasti, dal quale trapelava velatamente che i loro iscritti non vedevano l'ora di poter licenziare insegnanti nei loro istituti a manetta, perché i loro istituti sono pieni di lavativi che non fanno nulla e sono pericolosi per i ragazzi. Al che a me, insegnante, verrebbe anche un legittimo dubbio su cosa diavolo abbiano fatto, costoro, negli anni passati e nei suddetti istituti, perché può capitare, certo, che uno sia iellato e si ritrovi con qualche insegnante non proprio eccelso, ma se se ne ritrova a bizzeffe e non riesce a farli lavorare nemmeno un minimo qualche domanda sulla sua gestione e sulla sua capacità di motivare e organizzare il gruppo come dirigente se la dovrebbe anche porre, secondo me. Il bravo insegnante, in fondo, riesce a far far qualcosa anche alle classi più riottose; il bravo Preside invece no?

Intanto noi insegnanti ci scatenavamo con le proteste, dicendo che non avremmo mai accettato di essere giudicati solo dal Dirigente, di essere da lui assunti e eventualmente licenziati e mandati in quella gehenna che rischiano di essere gli Albi Provinciali e Regionali. Soprattutto non si capiva perché il Preside potesse giudicare gli insegnanti ma nessuno potesse giudicare il Preside.

E infatti il Governo ha subito fatto sapere che no, anche i Presidi saranno giudicati, e confermati ogni tre anni ed eventualmente sollevati dall'incarico se non fanno bene il loro lavoro. A dire il vero, questo non emerge affatto dal DDL così come è stato fatto girare, ma lo ha detto la Giannini, e non ci fidiamo del nostro Ministro? Non fia mai.

Ora, devo premettere una cosa: ho tanti amici Presidi. Sono ex colleghi passati dall'altra parte, ma l'altra parte è sempre la scuola. Non farei mai il loro lavoro, perché non mi piace il lavoro in sé e preferisco insegnare a contatto con i ragazzi, ma ho il massimo rispetto per quello che fanno. E' un lavoro massacrante, se lo si fa bene, in cui corri come un disgraziato fra un plesso e l'altro, devi tenere sotto controllo le normative che cambiano spesso di ora in ora, assistere a riunioni infinite con le varie istituzioni del territorio, avere a che fare con le lamentele di tutti, genitori, insegnanti, ragazzi.

Nel corso della mia carriera lavorativa ho incontrato Presidi bravi, Presidi pessimi e Presidi così così, come in ogni ambito lavorativo. Ma, quando è uscita la bozza del DDL, ne ho sentiti anche parecchi perplessi ed addirittura spaventati per quello che vogliono fargli cadere addosso. E' un mestiere dove spesso sei strangolato dalla burocrazia, ma da quel lato c'è poco di nuovo e poco che si alleggerisce. Invece i nuovi "poteri" sembrano pensati apposta per rendere ancora più difficoltoso gestire il tutto.

Si dice: sceglieranno i loro insegnanti, sulla base di indicazioni date dal Collegio Docenti. Già, ma come? immaginiamo il povero Dirigente che devo coprire tre cattedre, una di tecnica, una di lettere, una di matematica in un liceo, e lui magari per formazione è laureato in qulacosa che non ha nulla a che fare con tutte e tre. Nell'albo ci saranno 200 insegnanti per materia. Che si fa? Li convoca tutti? Legge 600 curricola, che poi saranno in gran parte uguali? E se poi due curricola si equivalgono come sceglie il fortunato? In assenza di norme che chiariscano come e quando si debbano dare le precedenze e in assenza della vecchia graduatoria per punteggio, decide lui, il Preside, ma come?

 In base all'impressione personale del candidato, ammesso che riesca a incontrarlo? E poi chi tutela il povero dirigente dall'ira funesta dei candidati esclusi, che impiantano ricorso e chiamano l'avvocato?

Poi sceglierà è una parola grossa: se sei Preside in un paesino mal servito dai mezzi o in un quartiere di quelli fetenti, trovali insegnanti che siano disposti a venire da te. Ti dovrai accontentare degli scarti, di quelli che non ha voluto nessuno dei Presidi che hanno le scuole chic nei quartieri belli, o nei posti più comodi da raggiungere. Oggi, almeno, potevi contare sui più giovani che non avevano punteggio di anzianità, e spesso erano intellettualmente più vivaci. Adesso no, anche i giovani migliori se li prenderanno gli altri. Del resto, in una azienda privata puoi allettare chi hai scelto offrendogli una maggiorazione di stipendio, ma nel pubblico no, mica sei tu Preside che puoi decidere le busta paga. Quindi, nisba: se sei in una scuola "sfigata" ti terrai gli insegnanti che non hanno altro posto dove finire, e immagina quanto motivati saranno a restare da te sul lungo periodo poi: appena gli dai una valutazione positiva, via, si fanno assumere altrove e ciao.

Il Governo poi ha fatto trapelare che gli insegnanti non saranno assegnati ad una scuola sola, ma ad una "rete". Che non è ben chiaro cosa voglia dire, questa cosa. Più scuole dello stesso tipo messe assieme? E in quel caso, visto che ogni scuola avrà il suo Preside, chi decide sulle assunzioni dei professori "in comune"? Se io per esempio faccio parte di una "rete" che può assumere un solo professore di Italiano, per esempio, ma ho quattro Presidi, chi decide? Esisterà quindi un "preside capofila" che avrà più potere degli altri e deciderà le assunzioni e gli altri tre dovranno abbozzare, tenendosi quindi del personale che non hanno scelto, ma verrà loro imposto da un collega?

E i supplenti, nelle reti di scuole? perché se la scuola A e B fanno parte della stessa rete, l'organico è comune e devo usarlo per coprire le assenze dei docenti. Ma se la scuola A e B sono a chilometri di distanza, magari anche in due paesi diversi, il supplente che ha la prima ora da una parte e la seconda dall'altra come si sposta, con il teletrasporto fra le varie sedi? E mentre il supplente arriva, le classi vagolano per i corridoi o sono affidate ai bidelli e dovesse mai succedere qualcosa, la responsabilità è tutta del Dirigente.

Poi c'è questa cosa, che lui stesso sarà valutato. In base a quali parametri e da chi di preciso non è nemmeno chiaro. Non è chiaro per gli insegnanti, figuriamoci per il Preside. Ogni tre anni, dicono. Che se arrivi in una scuola sfasciatissima, senza fondi e con insegnanti che ti remano anche un po' contro, sono un soffio in cui si fa pochino. Non fai nemmeno tempo ad insediarti, in pratica, e lo staff non è detto che te lo possa scegliere, perché erediterai quello del tuo predecessore. Che può fare in una condizione simile un povero Preside? Che risultati mirabolanti potrà ottenere?

E se poi viene valutato male, che gli accade? Dice il nostro ministro che tornerà ad insegnare. Ora, caro Ministro, mi permetta un appunto: questa cosa che "tornare ad insegnare" sia presentato ai Dirigenti come una punizione o una degradazione, non è carina, eh. Ma andiamo sul pratico: dove?

Sì perché il Dirigente, quando diventa dirigente, perde il ruolo di insegnante. Non ha nemmeno più una cattedra su cui tornare. E quindi il povero Preside retrocesso, dove viene mandato? In che scuola? E anche a fare cosa, visto che magari fa il Preside da vent'anni e non ha più messo piede in una classe? E poi, se volesse tornare a fare il Preside (ruolo per cui ha vinto un regolare concorso) come fa?

Insomma, a me i Presidi così entusiasti per la #buonascuola un pochino lasciano perplessa. Siete proprio sicuri sicuri che vi semplificherà la vita? Perché quelli che ho sentito io tanto sicuri non sono, anzi. Lo so che va tanto di moda il divide et impera, e fa comodo dipingere una scuola in cui gli insegnanti panciafichisti brontolano contro i Dirigenti che vogliono solo farli lavorare. Ma la realtà che conosco e in cui vivo io non è così: Presidi ed insegnanti sono sulla stessa barca.

E rolla paurosamente, come se stesse per affondare.